ADI scrive al Ministro Bussetti: dottorato e postdoc, è ora di tornare a investire nella ricerca!

ADI scrive al Ministro Bussetti: dottorato e postdoc, è ora di tornare a investire nella ricerca!

Alla cortese attenzione

dell’On. Ministro Marco Bussetti

Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca

 

OGGETTO: Richiesta di incontro con ADI - Associazione dei Dottorandi e dottori di ricerca Italiani

On.Le Ministro,

Con la presente, mi rivolgo a Lei in quanto Segretario nazionale di ADI, Associazione dei Dottorandi e dottori di ricerca Italiani, per chiederLe un incontro presso il Ministero, in modo da presentarLe la nostra associazione e per sottoporre alla Sua attenzione alcune questioni di primaria urgenza per il mondo dell’Università e della Ricerca.

ADI è l’associazione che rappresenta i dottorandi, dottori di ricerca e ricercatori precari in Italia, attiva fin dal 1998 e presente con 35 sedi in tutto il territorio nazionale. Dal 2008 rappresenta tutti i dottorandi in seno al CNSU e CUN, gli organi consultivi del ministero. Da vent’anni lavoriamo per la difesa e l’avanzamento dei diritti di un segmento di primaria rilevanza per l’Università e per l’intero sistema Paese, purtroppo ancora non valorizzato adeguatamente né all’interno dell’accademia, né al di fuori di essa. Il dottorato di ricerca è nel nostro ordinamento l’ultimo e più elevato grado di formazione, rappresentando il primo passo per la formazione dei ricercatori e docenti universitari del futuro, nonché un titolo altamente qualificante anche negli ambiti extra-accademici. Ad oggi i dottorandi e dottori di ricerca risultano fortemente penalizzati rispetto ai loro colleghi europei sia nel loro percorso universitario che nella spendibilità del loro titolo al di fuori di essa.

Come abbiamo mostrato nella nostra ultima Indagine ADI su Dottorato e Post-Doc, negli ultimi 10 anni abbiamo avuto un taglio di oltre il 41% dei posti di dottorato banditi, in un contesto che vede l’Italia penultima in Europa per numero di dottorandi in rapporto alla popolazione. Accanto a una contrazione generale del dottorato di ricerca, persistono ancora situazioni di grave iniquità tra i dottorandi, a seconda degli atenei e dei contesti territoriali. Quasi il 18% dei posti di dottorato banditi nel 2017 era “senza borsa”: una condizione questa che penalizza migliaia di colleghi che hanno tutti i doveri dei dottorandi borsisti, senza avere alcuna forma di sostegno economico. Nato inizialmente per consentire ai dipendenti del settore pubblico e privato di poter svolgere un percorso dottorale, il dottorato senza borsa è diventato negli anni uno strumento di diseguaglianza, sostenuto da una “economia della promessa” per moltissimi colleghi, disposti a non beneficiare di una borsa pur di accedere al più alto ciclo di formazione e costruirsi in tal modo un futuro migliore. Accanto al dottorato senza borsa, altra questione su cui la nostra associazione ha insistito - senza incontrare aperture da parte del precedente governo - è stata quella dell’abolizione della tassazione universitaria per i dottorandi borsisti. Troppi atenei prevedono un simile prelievo dall’importo della borsa per rifarsi dei tagli subiti negli anni: in alcuni atenei tale tassazione può arrivare a un ammontare pari a due mensilità intere di borsa. Per questo come ADI chiediamo a questo governo un impegno per lavorare al superamento del dottorato senza borsa, all’abolizione della tassazione per i dottorandi borsisti e al rifinanziamento complessivo del dottorato di ricerca.

I dottori di ricerca che, una volta ultimato il loro percorso, volessero spendere il loro titolo al di fuori dell’università, si confrontano con un settore pubblico e privato che spesso ignora del tutto la loro qualificazione.

Sul versante dell’accesso all’insegnamento, per cominciare, il nuovo percorso FIT introdotto con la Buona Scuola prevede solo genericamente di “tenere conto” del dottorato di ricerca in sede di punteggio per il concorso. Come ADI chiediamo che si proceda, al contrario, a una reale valorizzazione del dottorato, nella forma di un percorso FIT semplificato e di un pieno riconoscimento dell’attività didattica già svolta dai dottori di ricerca.

Il dottorato è scarsamente valorizzato allo stesso modo nei concorsi per la Pubblica Amministrazione. Anche in questo la recente riforma Madia ha sancito, in via del tutto generica, che il dottorato debba essere preso in considerazione: cosa che - anche per via della vaghezza della legge - ad oggi molti enti pubblici continuano a non fare. Per questo ADI ha lanciato una serie di proposte specifiche per la valorizzazione del dottorato nella PA che ci auguriamo possano incontrare il favore di questo Ministero.

I dottori di ricerca faticano ad affermare il valore delle proprie competenze anche in un mondo delle imprese ancora scarsamente ricettivo degli elementi di innovazione che solo un personale altamente qualificato può portare. Come ADI chiediamo quindi l’apertura di un tavolo di confronto con il MIUR e il MISE per la formulazione di una strategia complessiva di valorizzazione del dottorato nel settore privato.

Le prospettive per i dottori di ricerca che tentino la strada del reclutamento universitario sono, ad oggi, probabilmente le più fosche. La nostra Indagine annuale rivela che - stando ai numeri dell’attuale regime di reclutamento - meno del 9% degli attuali assegnisti di ricerca (quindi meno del 4% dei dottori di ricerca) avrà la possibilità concreta di accedere ad una posizione strutturata, mentre più del 90% sarà espulso dal sistema universitario anche dopo 12 anni di contratti precari. La strettoia del reclutamento universitario è oggi causa di una fuga di massa di cervelli e competenze dall’intero “sistema Italia” e di un impoverimento crescente dell’Università e della Ricerca che - con questo trend - vedono messa a repentaglio la possibilità di garantire ricerca e didattica di qualità. Per questo riteniamo che quella dello sblocco del reclutamento e di una riforma dei contratti pre-ruolo nell’Università, sia oggi una priorità non più rinviabile per un governo che voglia scongiurare la desertificazione delle possibilità di sviluppo e innovazione per il Paese.   

Come ADI auspichiamo di poter avviare il prima possibile un confronto ampio e costruttivo con Lei e il Suo Ministero su tutte le tematiche sollevate.

Certi della Sua sensibilità sulle questioni sopra esposte, Le chiediamo quindi di poterci confrontare con lei al più presto presso il Ministero.

 

Distinti saluti,

Giuseppe Montalbano
Segretario ADI - Associazione Dottorandi e Dottori di Ricerca Italiani