Pubblichiamo il report della delegazione ADI, composta da Claudio Bassot, Nicola Giaccone e Gianluca Pozza, che ha partecipato al Convegno "Più valore al capitale umano. Università, ricerca e alta formazione motori di sviluppo", organizzato dal PD e tenutosi a Udine il 23 e il 24 ottobre.
Il report è articolato in una prima parte, che raccoglie una sintesi delle discussioni di apertura e chiusura dell'incontro, e una seconda parte, che riguarda i lavori dei tavoli tematici 2 (“Io merito: il diritto ad una vera cittadinanza studentesca”) e 3 (“Più giovani: percorsi chiari e circolazione delle idee”).
Prima parte
Ai lavori erano presenti fondamentalmente accademici di tutta Italia, con la presenza quasi completa dei presidenti dei principali enti e istituzioni del mondo della ricerca. Il sottosegretario Davide Faraone era invece assente per motivi personali. Largamente sottorappresentata, in quanto a relatori ufficiali del convegno, la componente dei ricercatori precari, dei dottorandi e degli studenti, anche se molti di essi hanno preso la parola nei singoli tavoli tematici che hanno costituito il cuore dell'incontro.
La sen. Francesca Puglisi ha iniziato i lavori specificando che in Parlamento esiste già un accordo bi-partisan sulle tematiche inerenti l'università e la ricerca.
L'on. Serracchiani ha proposto che dal convegno esca una “Carta di Udine” da sottoporre al governo, trovando il consenso di tutti i presenti.
Il pres. della CRUI, Manfredi, si è detto contrario alla trasformazione delle università in fondazioni a capitale misto pubblico/privato.
Il pres. del CUN, Lenzi, ha insistito sulla necessità di una mission per ciascuna università: ci deve essere una differenziazione dei vari atenei, in quanto ognuno di essi deve stabilire un rapporto privilegiato (anche e soprattutto in termini di ricerca) col territorio di afferenza.
Fantoni, pres. dell'ANVUR, raccomanda (ma in termini piuttosto generici) di dare più valore al dottorato.
Fra gli accademici, unanime è stata la contrarietà o la perplessità verso il piano straordinario di assunzioni per 500 ricercatori.
I parlamentari del PD hanno sostenuto che l'assunzione dei 500 ricercatori serve a dare un segnale all'opinione pubblica, per sottolineare l'importanza del settore ricerca e fare in modo che i cittadini rivalutino tale settore. Secondo loro l'opinione pubblica tiene in largo discredito o è indifferente verso il mondo universitario, anche a causa di messaggi sbagliati inviati da precedenti governi.
Il ministro Giannini, ha sostenuto la necessità di fare delle assunzioni, rivendicando l'opportunità di un provvedimento una tantum come quello dei 500 ricercatori. Intende inoltre: aumentare il numero dei laureati italiani; aumentare gli investimenti per la ricerca; togliere alle regioni la competenza per l'assegnazione delle borse di studio, per assegnarla ai singoli atenei. Il ministro ha inoltre indicato come prioritaria la necessità di seguire il “modello Harvard” per tutti gli atenei italiani, intendendo con questa espressione il perseguimento dell'eccellenza nella didattica e nella ricerca per tutti gli atenei. Riguardo al numero chiuso, le preferenze del ministro vanno a un sistema dove tutti possano accedere al primo anno, con una selezione in itinere che rappresenti uno sbarramento per chi non fa esami.
Seconda parte
Tavolo 2 “Io merito: il diritto ad una vera cittadinanza studentesca” (coordinato dall'on. Ghizzoni e dall'on. Blazina)
Il tavolo per ragioni di tempo non ha trattato il tema della tassazione alla quale la nostra delegazione si poteva ricollegare per la questione delle tasse sul dottorato, ma si è limitato a fare il punto sul nuovo ISEE e borse di studio studentesche. Al termine del tavolo il nostro socio ADI Claudio Bassot ha incontrato l'On. Ghizzoni alla quale ha ricordato le posizione dell'ADI su tassazione, condizione del dottorando e reclutamento.
Tavolo 3 “Più giovani: percorsi chiari e circolazione delle idee” (coordinato dalla sen. Puglisi e dall'on. Dallai)
Una premessa: nessuno dei relatori presenti al tavolo ha parlato della riforma del ruolo unico della docenza, sottintendendo anzi che la stragrande maggioranza degli strutturati vuole mantenere le attuali figure di professore associato e ordinario.
Tutti i presenti al tavolo hanno riconosciuto le necessità di creare una figura unica nel pre-ruolo e di un aumento degli investimenti nella ricerca.
In particolare, il percorso accademico dovrebbe essere così strutturato: laurea – dottorato – ricercatore a tempo determinato (RTD) – assistant professor – prof. associato – prof. ordinario.
Gli assegni di ricerca sarebbero eliminati, sostituiti dall'unica figura pre-ruolo RTD, che tuttavia non rappresenta un gradino obbligatorio nel cursus accademico (a differenza del dottorato, riconosciuto come obbligatorio per tutti gli step successivi: così, in teoria, dopo il dottorato si potrebbe concorrere immediatamente per una posizione da assistant).
Il RTD deve durare al massimo 3 anni e avere più tutele dell'assegno di ricerca. I delegati ADI, FLC e CRNSU presenti in sala hanno chiesto e ottenuto che il contratto RTD sia di tipo subordinato. Il RTD è iterabile all'infinito a patto che alla scadenza dei 3 anni si passi (ogni volta) in un ateneo diverso. L'assistant dovrebbe durare al massimo 5 anni (non rinnovabili). Sulla figura di assistant c'è disaccordo fra i relatori: da una parte il CUN (Lenzi, Rossi) e altri (Ferroni), hanno chiesto che chi vince tale posizione diventi poi (automaticamente) professore associato. Altri professori, capeggiati da Sobrero (molto ascoltato dal PD), chiedono che il passaggio da assistant ad associato non sia obbligatorio, ma sottoposto a ulteriori valutazioni.
Il CUN chiede che per evitare di ripetere l'odierna situazione RTDa e RTDb, la riforma stabilisca chiaramente un rapporto numerico tra posizioni bandite di RTD e di assistant, in modo tale che solo un limitato numero di ricercatori non trovi impiego nel sistema accademico e possa essere riassorbito dal mondo del lavoro (non viene però quantificato il rapporto). In sala viene fatto notare come tale passaggio vada attentamente seguito in Parlamento, in quanto un intervento che non indicasse un rapporto numerico RTD/assistant nella legge spalancherebbe le porte a un precariato non diverso da quello odierno. Il CUN ha inoltre richiesto che il sistema di reclutamento sia governato dal centro e che le risorse per realizzarlo non si basino esclusivamente sul FFO.
Tutti sono d'accordo: nell'eliminare i punti organico; nel rendere il sistema italiano della ricerca più attrattivo e più dinamico; nel dedicare maggiore attenzione al personale tecnico-amministrativo (che deve essere maggiormente formato e di alta professionalità); nello stabilire un preciso calendario annuale per l'uscita dei bandi per il reclutamento e per i finanziamenti; nel diffondere la mobilità del pre-ruolo: la posizione di RTD andrà ricoperta in un ateneo (o in un ente di ricerca) diverso da quello dove si è conseguito il dottorato.
Il nostro socio Gianluca Pozza è intervenuto per ribadire le posizioni ADI riguardo alla necessità di una riforma del percorso accademico, in modo che preveda una figura pre-ruolo tenured, con contratto di tipo subordinato e che sia tutelata dagli statuti di ateneo; si dovrebbe poter accedere a questa posizione direttamente dopo il dottorato o, eventualmente, prevedere un contratto di ricerca intermedio che sia vincolato a una serie di parametri che ne evitino la proliferazione. Pozza ha evidenziato, inoltre, come sia necessario un piano di reclutamento più sostanzioso di quello finora prospettato.
Pubblicato Mar, 27/10/2015 - 01:09