Lo scorso 1 e 2 ottobre, presso il Palazzo della Gran Guardia a Verona, si è tenuta la Borsa della Ricerca forDoc, una manifestazione ideata per far incontrare i responsabili delle risorse umane delle imprese e i dottori di ricerca, al fine di favorirne l’inserimento professionale.
La Borsa della Ricerca è un’iniziativa realizzata dalla Fondazione Emblema che favorisce il contatto tra il mondo della ricerca universitaria, start up, aziende, incubatori e investitori (pubblici e privati) attraverso un format di interazione in grado di favorire il trasferimento tecnologico e il sostegno economico alla ricerca. Alla manifestazione si sono iscritti 960 dottori di ricerca provenienti da 55 Università italiane di 18 Regioni e i delegati di oltre 60 aziende. La distribuzione dei dottori di ricerca per area scientifica è stata: Giuridico-Economica 13.1%, Ingegneria-Architettura 15.4%, Scientifico-Tecnologica 46.2%, Sanitaria 11.8%, Umanistica 13.5%. Su richiesta di ADI, Fondazione Emblema ha eliminato il vincolo di età necessario per partecipare all'evento: hanno così potuto iscriversi a forDoc tutti i dottori di ricerca che hanno conseguito il titolo dal 2015 in avanti.
Alla sessione plenaria di apertura della manifestazione, ha partecipato anche ADI, insieme ad autorevoli rappresentanti del mondo dell’accademia, delle aziende e della politica. Dal dibattito è emerso il messaggio condiviso che valorizzare i talenti e premiare il merito e le competenze è un’esigenza non più procrastinabile al fine di apportare quella spinta di innovazione di cui le aziende italiane hanno bisogno per essere effettivamente competitive su un mercato globalizzato. Come da tempo ADI sostiene, se da un lato i dottori di ricerca sono una risorsa altamente specializzata, dall’altro hanno un approccio flessibile nel trovare soluzioni a diversi problemi perché durante il loro percorso dottorale hanno innanzitutto acquisito un metodo, oltre ad aver avuto esperienza nel lavoro in team e nella redazione di progetti.
Ad oggi, tenendo conto che circa il 91% dei dottori di ricerca dovrà cercare un lavoro al di fuori dell’accademia (VII Indagine ADI su Dottorato e PostDoc), la scarsa valorizzazione di chi ha ricevuto una formazione alla ricerca è una evidenza oggettiva: non di rado ci vengono segnalati bandi di concorsi pubblici in cui il titolo di dottore di ricerca non è previsto tra i requisiti o non è valutato con un punteggio congruo.
ADI sta concentrando molto del suo impegno proprio in questa direzione: in questi giorni è ancora attiva la piattaforma valorizzazionedottorato [dot] it a cui poter inviare suggerimenti e proposte di integrazione al Documento ADI sulla Valorizzazione del Dottorato di Ricerca che lo scorso luglio è stato redatto in collaborazione con Find Your Doctor proprio su questa tematica. L’obiettivo è individuare delle linee guida programmatiche e ipotesi concrete da sottoporre alla discussione pubblica e ai decisori politici per la costruzione di una proposta di riforma complessiva che punti a valorizzare adeguatamente il dottorato di ricerca nel mondo delle imprese, come risorsa di primaria rilevanza per lo sviluppo del Paese.
Il lavoro da fare è sicuramente tanto, ma solo grazie al coinvolgimento dei colleghi e a una giusta comunicazione sulle potenzialità dei dottori di ricerca nelle sedi opportune si può pensare di trovare una sintesi vincente. ADI farà in modo che la politica discuta una proposta seria e fattibile sulla valorizzazione del titolo di dottore di ricerca, sia in ambito pubblico che privato.
Pubblicato Mer, 03/10/2018 - 18:19
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