ADI alla CRUI: valorizzare il dottorato nell'accesso al FIT

ADI alla CRUI: valorizzare il dottorato nell'accesso al FIT

In queste settimane gli atenei sono chiamati a predisporre e regolamentare i percorsi formativi per il conseguimento dei 24 CFU richiesti per l’accesso al concorso FIT, come previsto dal D.M. 616/2017. ADI si è opposta fin dall’inizio all’introduzione del requisito obbligatorio dei 24 CFU nei settori antropo-psico-pedadogici in sede di accesso al FIT, chiedendone il ritiro. Il decreto della scorsa estate, pur confermandone l’impianto generale, ha in parte accolto alcune delle richieste “minime” condivise in un documento unitario con le organizzazioni studentesche e sindacali, quali la gratuità per gli studenti in corso, un tetto massimo di 500 euro per il costo dei 24 CFU da conseguire al di fuori dei percorsi di laurea, l’ampliamento del numero di esami riconoscibili all’interno dei settori scientifico-disciplinari di riferimento e la possibilità di vedersi riconosciuti i crediti già conseguiti. Richieste appunto “minime”, ma non sufficienti a garantire una adeguata valorizzazione del dottorato di ricerca nell’accesso al FIT per cui ADI si è battuta negli scorsi mesi.

Grazie all’impegno di ADI, negli scorsi giorni l’Università di Pisa ha approvato un regolamento di ateneo per il conseguimento dei 24 CFU che prevede la gratuità per i dottorandi. Si tratta di un primo importante passo che vogliamo serva da esempio a livello nazionale.

Per questo ADI ha inoltrato una lettera alla Conferenza dei rettori delle università italiane (CRUI) chiedendo a questi ultimi di farsi promotori presso i rispettivi atenei delle nostre proposte per la valorizzazione del titolo di dottore di ricerca all’interno del FIT. Chiediamo innanzitutto che i regolamenti di ateneo per il conseguimento dei 24 CFU garantiscano la piena gratuità nel conseguimento degli stessi per tutti i dottorandi e gli assegnisti di ricerca, così come per i neo-dottori di ricerca. Allo stesso tempo chiediamo che si predispongano da subito una tabella di corrispondenze fra i settori disciplinari del dottorato e le classi di concorso per l’insegnamento. Attualmente, infatti, tale corrispondenza è prevista solo per le classi di laurea, mentre viene paradossalmente del tutto ignorato il percorso formativo del dottorato di ricerca.


 

Alla cortese attenzione di
Prof. Gaetano Manfredi
Presidente della CRUI

 

L’ADI è l’associazione rappresentativa dei dottorandi, dottori di ricerca e precari della ricerca in Italia, presente su tutto il territorio nazionale con 26 sedi cittadine nei principali atenei del Paese. Questione cardine per la nostra associazione è quella della valorizzazione del titolo di dottore di ricerca, il più alto titolo di formazione riconosciuto nel nostro ordinamento, al di fuori dell’ambito universitario e nei diversi settori della Pubblica Amministrazione. La valorizzazione del dottorato nella scuola secondaria, in particolare, è per noi un tema centrale e prioritario. Per questo ci rivolgiamo alla CRUI, sottoponendo ai rettori delle Università italiane le nostre proposte in merito a un’adeguata e omogenea valorizzazione del dottorato di ricerca nell’accesso al percorso di formazione iniziale e tirocinio (FIT), disciplinato​ ​dal​ ​decreto​ ​legislativo​ ​59/2017,​ ​in​ ​attuazione​ ​della​ ​legge​ ​107​ ​del​ ​2015.

Come già avviene in molti paesi dell’Unione Europea, ​riteniamo che facilitare l’accesso alla carriera di insegnante per i dottori di ricerca rappresenti un significativo passo in avanti per il sistema scolastico nazionale​. Investire sui dottori di ricerca vuol dire mettere a disposizione delle nuove generazioni l’esperienza e il talento di studiosi che conoscono i meccanismi della comunità scientifica internazionale, parlano più lingue, hanno viaggiato per l’Europa e il Mondo e hanno appreso il senso della cooperazione piuttosto che della competizione: tutte competenze che riteniamo basilari per la formazione delle nuove generazioni.

Il decreto legislativo 59/2017, all’art. 3, comma 7, impegna il MIUR a garantire un’adeguata valorizzazione del titolo di dottore di ricerca in sede di accesso al percorso di formazione iniziale e tirocinio (FIT), riconoscendo così l’alto livello di formazione acquisito dal dottore di ricerca​ ​al​ ​termine​ ​del​ ​dottorato.

Al fine di dare coerentemente seguito a tale disposizione in sede di definizione e istituzione dei percorsi FIT, ADI avanza alla CRUI le seguenti proposte, chiedendo ai rettori di farsi promotori​ ​della​ ​valorizzazione​ ​del​ ​dottorato​ ​nell’accesso​ ​al​ ​FIT.

 

Sui percorsi formativi per l'acquisizione dei 24 CFU nelle discipline antropo-psico-pedagogiche​ ​e​ ​nelle​ ​metodologie​ ​e​ ​tecnologie​ ​didattiche.

Relativamente all’istituzione negli atenei dei percorsi formativi per l’acquisizione dei 24 CFU nelle discipline antropo-psico-pedagogiche e nelle metodologie e tecnologie didattiche, chiediamo che sia prevista la gratuità dell'iscrizione per i dottorandi e per i dottori di ricerca ai corsi per il conseguimento dei CFU in oggetto, insieme al riconoscimento di crediti pregressi negli SSD previsti dal decreto. Il senato dell’Università di Pisa ha approvato in data 13 settembre il “Regolamento per l’organizzazione e certificazione del Percorso Formativo PF24 per l’acquisizione dei 24 CFU nelle discipline antropo-psico-pedagogiche e nelle metodologie e tecnologie didattiche” che, accogliendo la nostra richiesta, esenta i dottorandi dal pagamento per l’iscrizione alle attività formative relative al conseguimento dei suddetti 24 CFU. Riteniamo l’esenzione per i dottorandi dal pagamento per l’iscrizione e il conseguimento dei 24 CFU una misura necessaria per confermare un’adeguata valorizzazione del dottorato all’interno del FIT. In aggiunta, chiediamo che tale esenzione sia estesa​ ​di​ ​principio​ ​a​ ​tutti​ ​i​ ​dottori​ ​di​ ​ricerca.

In alternativa, riteniamo che i costi di iscrizione al percorso FIT e alle singole attività per i dottori di ricerca debbano essere soggetti a fasciazione ISEE. In questo senso è auspicabile l’introduzione di un ampio numero di fasce e di un tetto massimo ISEE elevato, in modo da garantire la progressività (e dove non possibile, la proporzionalità) del sistema di contribuzione.

In tale quadro sarà prioritario garantire che il dottorando, dottore di ricerca e assegnista di ricerca possano richiedere il congelamento del percorso FIT o del dottorato/assegno di ricerca/contratto​ ​di​ ​ricerca​ ​in​ ​caso​ ​di​ ​concomitanza.

Al fine di valorizzare coerentemente il percorso formativo del dottorato di ricerca, ivi compresi i CFU conseguiti all’interno dello stesso, si richiede di procedere all’elaborazione di una tabella di corrispondenze fra i settori disciplinari del dottorato e le classi di concorso per l’insegnamento. Attualmente, infatti, tale corrispondenza è prevista solo per le classi di laurea, mentre viene paradossalmente del tutto ignorato il percorso formativo del dottorato di ricerca.

 

Richieste​ ​relative​ ​alla​ ​valorizzazione​ ​del​ ​dottorato​ ​in​ ​sede​ ​di​ ​svolgimento​ ​del​ ​FIT.

Al fine di garantire la valorizzazione del titolo di dottore di ricerca all’interno del FIT, ADI richiede una significativa semplificazione dello stesso percorso per tutti i dottori di ricerca, attraverso l’esonero dalle attività formative e di approfondimento previste al secondo anno di FIT. Riteniamo che un dottore di ricerca, grazie alle competenze metodologiche e trasversali possedute, sia in grado di applicare autonomamente le conoscenze pedagogico-didattiche acquisite​ ​durante​ ​il​ ​primo​ ​anno​ ​del​ ​percorso​ ​FIT,​ ​al​ ​proprio​ ​campo​ ​di​ ​insegnamento.

E’ necessario infiUniformità​ ​territorialene assicurare un adeguato riconoscimento della didattica universitaria e del suo valore formativo in sede di accesso e svolgimento per FIT. Ad oggi, sebbene i dottorandi abbiano la possibilità di svolgere attività formative per un massimo di 40 ore annuali, non è previsto​ ​un​ ​riconoscimento​ ​di​ ​queste​ ​attività.

 

Uniformità​ ​territoriale

Infine, invitiamo i rettori aderenti alla CRUI a ragionare sull’opportunità di rendere il più possibile uniformi i regolamenti di ateneo che disciplineranno l’accesso al percorso FIT. Differenziare la regolamentazione tra atenei avrebbe l’effetto negativo di generare disparità tra colleghi, disparità difficilmente spiegabili e comprensibili. Pur riconoscendo la piena legittimità degli atenei a organizzarsi autonomamente, non possiamo non segnalare come la non​ ​omogeneità​ ​nei​ ​regolamenti​ ​possa​ ​essere​ ​grave​ ​fonte​ ​di​ ​disuguaglianze.