In queste settimane a molti colleghi è stato chiesto di compilare il questionario del consorzio AlmaLaurea sugli sbocchi occupazionali dei dottori di ricerca. Un’iniziativa in sé potenzialmente utile. Da anni denunciamo infatti la difficoltà di reperire dati sulle condizioni di formazione e lavoro dei dottorandi e postdoc, così come sulle carriere dei dottori di ricerca in Italia, essenziali per comprendere le storture del sistema e cercare di porvi rimedio.
Nella compilazione del questionario, però, ci si imbatte presto in una spiacevole sorpresa. Scopriamo infatti che per AlmaLaurea gli assegni di ricerca e le borse post-doc non possono essere inseriti nella ricostruzione del proprio curriculum tra le esperienze lavorative, ma solo tra le “attività formative”!
Non riconoscere gli assegni di ricerca e i contratti postdoc come un vero “lavoro” in un questionario sulle carriere dei dottori di ricerca è davvero una grande trovata da parte di AlmaLaurea. Chi ha formulato quel questionario evidentemente non sa che gli assegnisti di ricerca e i post-doc svolgono un lavoro di ricerca a tutti gli effetti, molto spesso anche superiore alle mansioni previste sulla carta, venendo impiegati dai dipartimenti per attività di didattica e di amministrazione. Un’attività lavorativa - quella degli assegnisti di ricerca in particolare - che, se fino a due anni fa veniva esplicitamente negata dall’allora ministro del lavoro Poletti, dal 2017 beneficia a tutti gli effetti dell’indennità di disoccupazione per i collaboratori (DIS-COLL) a seguito di una lunga battaglia dell’ADI e della FLC-CGIL.
La brutta svista del consorzio AlmaLaurea ha però una scusante. Gli assegnisti di ricerca e i post-doc, nonostante le tutele conquistate negli anni anche grazie all’impegno di ADI, continuano ad essere figure sospese in un limbo, a metà strada fra veri ricercatori e borsisti al servizio del prof. di turno, con un contratto che è emblema della precarizzazione della carriera universitaria e della mortificazione della sua dignità.
Chiediamo quindi ad AlmaLaurea di rivedere subito il suo questionario, che nella formulazione attuale finirebbe anche per invalidare i dati ottenuti, riconoscendo le attività post-doc come esperienze lavorative. Allo stesso tempo ribadiamo l’urgenza di una riforma radicale del pre-ruolo universitario che metta fine all’ambiguità dell’assegno di ricerca alla sua radice, restituendo a migliaia di colleghi il pieno riconoscimento della dignità del loro lavoro.
Pubblicato Gio, 05/04/2018 - 17:35
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