Dottorato e salute mentale: un articolo di El País

Dottorato e salute mentale: un articolo di El País

Il 26 marzo 2018 il quotidiano El País ha pubblicato un lungo articolo, a firma di Pablo Barrecheguren, sui problemi psicologici che possono affliggere dottorandi e giovani ricercatori.

L'articolo riprende due recenti studi scientifici, a prima firma di Nathan Vanderford e Katia Levecque, pubblicati rispettivamente sulle riviste Nature Biotechnology e Research Policy. Secondo i due studi i dottorandi avrebbero chance sei volte maggiori rispetto al resto della popolazione di sviluppare ansia o depressione. Le cause di questi problemi sarebbero da individuarsi nella costante pressione sul posto di lavoro, nelle difficili situazioni familiari e nello stile con cui i supervisori esercitano il controllo sul lavoro dei dottorandi.

Qui di seguito proponiamo una traduzione integrale dell'articolo, a cura di Erica Cecchinato, dottoressa di ricerca in lingue e letterature ispano-americane, che ringraziamo.

 


La tesi di dottorato è dannosa per la salute mentale

Uno studio afferma che i dottorandi hanno una probabilità sei volte maggiore rispetto al resto della popolazione di sviluppare ansia o depressione.

 

Negli ultimi anni sono stati pubblicati diversi studi che mettono in guardia sullo stato di salute mentale degli studenti di dottorato. Un esempio recente è il lavoro da poco pubblicato in Nature Biotechnology, nel quale si descrive come i dottorandi siano sei volte più a rischio di sviluppare ansia o depressione rispetto al resto della popolazione. Stando a questo lavoro, diretto da Nathan Vanderford della Kentucky University (U.S.A.), questo implica che il 39% dei dottorandi presenti un profilo di depressione moderato o grave, contro il 6% del resto della popolazione.

Si potrebbe pensare che questi risultati siano dovuti ai tagli relativi alle condizioni di lavoro o che siano qualcosa di intrinsecamente legato a lavori altamente competitivi, siano questi o no delle tesi di dottorato; ma un altro studio realizzato dall’Università di Gent (Fiandre, Belgio), conclude che i dottorandi, se comparati ad altri gruppi di lavoratori con alta formazione, presentano con maggiore frequenza sintomi di peggioramento nella salute mentale. “Questa è una pubblicazione molto importante perché stiamo progressivamente capendo che esistono problemi di salute mentale tra i dottorandi, e studi come questo ci permettono di capirne meglio le cause”, afferma Vanderford.

Allo scopo di approfondire questa questione, Katia Levecque, ricercatrice dell’Università di Gent e prima autrice dello studio belga, prende a campione 3.659 dottorandi provenienti da università fiamminghe che seguono un programma di dottorato simile a quelli del resto d’Europa o degli Stati Uniti, e quantifica la frequenza con la quale i dottorandi affermano di aver sperimentato nelle ultime settimane qualcuno di dodici parametri considerati come segni di stress e, potenzialmente, di problemi psichiatrici (soprattutto la depressione). Per esempio, tra questi parametri si trova il fatto di sentirsi infelici o depressi, sotto costante pressione, sperimentare perdita di autostima o insonnia dovuta alle preoccupazioni.

I risultati hanno dimostrato che il 41% dei dottorandi si sentiva sotto pressione costante, il 30% depresso o infelice e un percentuale del 16% si sentiva inutile. Inoltre, la metà dei dottorandi affermava di vivere con almeno due dei dodici parametri valutati nel test.

“Siamo stati i primi a studiare i dottorandi come un gruppo a sé stante usando un’unità di misura adeguata e confrontandoli con altri gruppi di popolazione altamente formati”, sottolinea Levecque. E i risultati più significativi di questo studio compaiono quando si confrontano persone che stanno scrivendo la tesi di dottorato con altri segmenti della popolazione (un gruppo generale, uno di lavoratori e uno di studenti) tutti caratterizzati da un alto livello educativo (da studenti universitari a dottori di ricerca): in tutti i casi il gruppo di persone che stava scrivendo la tesi di dottorato presentava con frequenza molto maggiore segni di disturbi nella salute mentale. Per esempio, il 32% degli studenti di dottorato affermava di sperimentare almeno quattro dei dodici sintomi, mentre per le persone facenti parte del gruppo di controllo questa percentuale si collocava tra il 12% e il 15%.

Lo studio approfondisce anche la possibilità che all’interno degli studenti di dottorato esistano condizioni che aumentino le possibilità di avere o sviluppare un problema psichiatrico. Per esempio. Levecque conclude che lo sviluppo di questi sintomi è indipendente dalla disciplina nella quale si compie il proprio percorso di dottorato (sia questa scienze, scienze sociali, discipline umanistiche, scienze applicate o scienze biomediche). Non si può dire lo stesso per il genere, posto che le donne che compiono un percorso di dottorato hanno il 27% in più di rischio rispetto agli uomini di soffrire di problemi psichiatrici.

Un altro fattore che può incidere sulla salute del dottorando, tanto negativamente quanto positivamente, è il tipo di tutor che si ha: la salute mentale dei dottorandi era migliore quando avevano un mentore la cui guida li ispirava. Al contrario, nel caso di quei supervisori che non dirigevano o guidavano il dottorato (un tipo di guida laissez-faire) i dottorandi avevano un 8% di possibilità in più di sviluppare sofferenza psicologica. “Ma oltre allo stile della guida, ci sono altri fattori importanti, come il livello di pressione nel contesto di lavoro, il controllo sul proprio ritmo di lavoro o su quando poter riposare, fattori che comunque si relazionano con il supervisore. Quindi il direttore/supervisore è rilevante in modo sia diretto che indiretto nella salute mentale dei dottorandi”, spiega la ricercatrice.

La situazione familiare è un altro tema chiave, dal momento che chi viene da situazioni fortemente conflittuali tra famiglia e lavoro è più a rischio del 52% nei confronti dello sviluppo di un problema psichiatrico. E lo stesso accade con il carico di lavoro, che crescendo aumenta di un minimo del 65% l’apparire di disturbi psichiatrici.

Questo lavoro dell’Università di Gent evidenzia che anche in Paesi come il Belgio, in cui le condizioni economiche sono favorevoli, lo stesso sviluppo di una tesi di dottorato espone a situazioni dannose per la salute mentale più di quanto sia abituale in ambienti simili. Levecque evidenzia l’importanza di migliorare l’assistenza per la salute mentale dei dottorandi posto che questi sono uno dei pilastri sui quali si basa la produzione tecnico-scientifico a livello mondiale, e dà tre consigli di base: “In primo luogo, informati e investi tempo per conoscere la tua salute, e quella degli altri. Secondo, parla esplicitamente di salute mentale. E infine, al livello delle istituzioni, queste dovrebbero preoccuparsi per il benessere dei propri impiegati per ragioni sia umanitarie che finanziarie: il benessere di un lavoratore e la sua produttività sono altamente correlati”.

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