Dottorati in Intelligenza Artificiale: una goccia nel mare

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Dottorato Intelligenza Artificiale | Come dimostrano i dati della nostra VII Indagine sul Dottorato, ripresi proprio ieri dal giornale online Open, i 4 milioni di euro previsti dal Ministro Bussetti per nuovi dottorati dedicati all’Intelligenza Artificiale sono largamente insufficienti. La misura, di per sè condivisibile, è anche incoerente con la linea del governo che non investe seriamente né in incentivi per Ricerca & Sviluppo al sistema produttivo, né nell’Università e nella Ricerca pubblica.

 

Il Ministro dell’Istruzione Marco Bussetti ha dichiarato che saranno stanziati 4 milioni di euro in nuovi dottorati dedicati all’Intelligenza Artificiale (IA). Come sottolinea Open (aggiornamento 2022: link non più disponible), riprendendo proprio la nostra VII Indagine sul Dottorato e sul post-doc in Italia, la cifra è tutt'altro che alta come può sembrare: «In tutto alla fine del 2017 i posti a bando erano 9250», quindi una cifra decisamente bassa se confrontata con il resto d'Europa: «Il numero di dottorati ogni mille abitanti è 0,5, un numero che proietta l'Italia in fondo alla classifica, appena sopra a Malta. Una posizione ben lontana da Paesi come Svizzera, Austria o Germania che superano quota 2 per mille».

Aggiungiamo che i 4 milioni di euro previsti equivalgono ad un numero di nuovi dottorandi che oscilla dai 54 ai 67 ogni anno. Questo vuol dire che nel confronto internazionale l’Italia resterà sempre e comunque fanalino di coda: ipotizzando che il numero di dottorandi nel resto d’Europa non cambi, con circa 28.000 dottorandi l’Italia resterebbe a 0,5 ogni mille abitanti.

Inoltre, reputiamo incoerente e contraddittorio investire (giustamente) fondi per nuovi dottorati che si specializzino in ricerca di frontiera come quella per l’Intelligenza Artificiale se poi, come abbiamo già denunciato su dottorato.it, nella Legge di Bilancio il governo rilascia solo incentivi a pioggia ed una tantum per assumere pochissimi dottori di ricerca invece di finanziare politiche strutturali che incentivino le piccole e medie imprese italiane a ingrandirsi e fare ricerca tramite sgravi vincolati.

L’investimento in nuovi dottorati deve essere innanzitutto più cospicuo, in modo tale da metterci almeno in linea con la media europea ed, inoltre, deve essere accompagnato da coerenti investimenti anche nel post-doc e nell’Università. Come dimostra sempre la nostra Indagine, infatti, circa il 90% dei dottori di ricerca in Italia fuoriesce dal mondo accademico dopo uno o più assegni di ricerca.

Ci auguriamo che i propositi annunciati dal Ministro Bussetti non si traducano semplicemente in ulteriori posti di lavoro precario su cui ormai si reggono sempre di più le nostre università. Come abbiamo sottolineato più volte, il comparto Università e Ricerca ha bisogno di un vero investimento di almeno un miliardo e mezzo di euro.

 

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