I miliardi di Fioramonti

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L’ADI fa le proprie congratulazioni a Lorenzo Fioramonti per la sua nomina a Ministro dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca.

Oltre al nostro augurio di buon lavoro, riteniamo opportuno ricordare che, da viceministro nel governo uscente, Fioramonti ha più di una volta sollecitato un cambio di rotta nelle politiche di finanziamento dell’Università e nelle politiche di reclutamento del personale ricercatore e docente. Solo il 18 Giugno scorso affermava che in assenza di almeno un miliardo di euro di investimenti destinati ad università e ricerca si sarebbe dimesso, cosa che ha ribadito anche appena nominato, insieme alla promessa di almeno due miliardi di euro per la scuola.

È questa una presa di posizione che non possiamo non apprezzare. Tuttavia, né la bozza di decreto di ripartizione del FFO per il 2019, né alcun successivo provvedimento del governo di cui era viceministro hanno dedicato attenzione alla questione.

Alla vigilia della crisi di governo, Fioramonti dichiarava, rivolgendosi ai ricercatori, di volersi in ogni caso impegnare per «portare a termine le stabilizzazioni dei ricercatori precari, semplificare e rendere più trasparente il reclutamento di giovani ricercatori e la carriera accademica in generale, aumentare gli investimenti in ricerca per almeno un miliardo aggiuntivo, perché non c'è sviluppo sostenibile senza innovazione e formazione».

Se è vero infatti che il neo ministro ha sempre posto - almeno a parole - l'accento sulla necessità di un rifinanziamento del comparto universitario, è ora giunto il momento che alle promesse faccia seguire i fatti, invertendo finalmente la rotta delle politiche che hanno portato l'Università e la ricerca pubblica sull'orlo del baratro.

Ci auguriamo che da ministro dell'Istruzione e della Ricerca, Fioramonti dimostri che un’alternativa è davvero possibile e che questa alternativa è fondata su un'analisi complessiva di lungo periodo dei bisogni dell'università e degli enti pubblici di ricerca, e non meramente su un piano di attivazione emergenziale e parziale come quello della cosiddetta "sugar tax" che ventilava in questi giorni.

I ricercatori, gli studenti e tutte le figure precarie dell'università e della scuola non possono più attendere.

 

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