L(')Otto tutto l’anno: dentro e fuori la Ricerca, unite e uniti contro le discriminazioni di genere

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Sciopero 8 marzo | L’ADI è quotidianamente impegnata con le proprie azioni e le proprie proposte politiche nella lotta contro le discriminazioni di genere e per realizzare il sogno di una società libera e realmente anti-sessista. Per queste ragioni la nostra associazione prenderà parte alla terza giornata dello sciopero femminista indetta per l’8 marzo da Non Una di Meno.

 

Glass ceiling e 8 marzo
 
Il glass ceiling, ovvero il “soffitto di cristallo”, è una situazione nella quale è impedito l’accesso ai gradi più alti di una carriera ad alcuni esponenti di un gruppo, per motivazioni di tipo etnico o sessuale. Queste discriminazioni appaiono come delle insormontabili barriere, ma invisibili, appunto,  come il cristallo: è questo quello che accade ogni giorno alle donne nelle università e nella ricerca, come in moltissimi altri ambiti lavorativi.

Quest’anno, come ogni 8 marzo, i media cercano di spruzzare un po’ di vernice “rosa” su questo soffitto, rendendolo visibile per qualche giorno, come un rituale atto espiatorio - carico però di stereotipi, come la scelta stessa del rosa - e miope di fronte alle discriminazioni nei riguardi tanto di chi non appartiene al modello dominante del macho, bianco, etero, forte, alpha quanto di chi lo rifiuta.
 

Discriminazioni di genere e accademia
 
Il problema  è evidentemente strutturale e con radici culturali profonde  e richiede quindi risposte culturali e altrettanto strutturali e concrete.

I dati tuttavia non sono incoraggianti: se è vero che da una parte aumenta il numero di studentesse e laureate, dall’altra si osserva che risalendo la piramide accademica la partecipazione femminile si assottiglia (ad esempio, i professori ordinari, che costituiscono il Grade A della carriera universitaria, vedono le donne al 22% - un problema che accomuna tutta l’Europa), così come si continua ancora a registrare un gap salariale di circa sette punti percentuali a sfavore delle donne.

Avvilisce inoltre osservare quanto sia denigrata la figura femminile nella costruzione dei saperi, con la più totale marginalizzazione dei gender studies: si tratta di un problema culturale che si amplifica anche mediante gli stereotipi di genere che vorrebbero relegare la partecipazione delle donne nella ricerca solo a determinati settori, come nella spiacevole situazione del “caso Strumia”, su cui l'ADI aveva preso ferma posizione.

Allo stesso modo è impossibile non nominare le normative in materia di congedi parentali che di fatto generano discriminazioni sul piano lavorativo e delle opportunità, alimentando il modello culturale dei ruoli di genere socialmente imposti: al padre infatti spettano solo 5 giorni di congedo di paternità, alimentando subdolamente l’idea che solo la madre debba occuparsi della cura dei figli. Chiaramente, tutto ciò è aggravato dallo stato di precarietà cronica in cui migliaia di ricercatori e ricercatrici sono costretti a vivere fino ai 40-45 anni e dalla poca chiarezza delle modalità di accesso a questi diritti.  

 

Le azioni contro il gender gap
 
L’ADI si fa portatrice di queste istanze da anni: accanto alla richiesta di una riforma strutturale del preruolo che riduca lo stato di precarietà di chi anima la ricerca, lavoriamo infatti per estendere le misure di welfare a sostegno e tutela della parità genitoriale, i servizi di counseling, e il sostegno per chiunque, anche in università, subisca mobbing, bullismo e altri tipi di prevaricazioni.
A questo proposito, rifiutiamo con forza qualunque atto di prevaricazione che, basato su una reale differenza dei rapporti di potere, sia invece nascosto sotto il velo del pettegolezzo, della calunnia e della derisione sul comportamento, o sull’orientamento sessuale, vero o presunto che sia, come purtroppo capita di osservare più spesso di quanto ci si immagini.
Lo scenario politico attuale, inoltre, non lascia spazio a un facile ottimismo: sono tante le uscite infelici degli esponenti della classe politica che sdoganano atteggiamenti irrispettosi e violenti, attaccando l’autodeterminazione delle donne, continuando a tagliare il welfare e arrivando persino ad inaccettabili prese di posizione di stampo omofobo dal sapore tristemente anacronistico.

Come ADI, crediamo che la ricerca e l’università, come ogni altro comparto dell’istruzione, debbano essere spazi in cui è possibile costruire attivamente un modello di saperi e di comportamento realmente inclusivo, e dunque antisessista e antiomofobo. Chiediamo dunque che l’Università italiana rifiuti un’impostazione stereotipata della ricerca e della didattica così come tutte quelle discriminazioni che ogni giorno continuano a ottenere, più o meno silenziosamente, legittimità nei nostri luoghi della formazione.

Come parte di questa comunità, vogliamo impegnarci a incentivare la riflessione attraverso le attività culturali, ma anche promuovendo azioni politiche mirate alla concreta rimozione degli ostacoli che impediscono una piena realizzazione professionale e personale degli individui, come stiamo facendo in questi giorni a Roma e come abbiamo sempre fatto e stiamo facendo in tanti altri territori in cui siamo presenti da Nord a Sud.

Per questo, l’ADI, forte dello spirito di solidarietà che la anima, si impegna a dare sostegno a tutte le persone che subiscono discriminazioni di genere o legate al loro orientamento sessuale: lo facciamo attraverso le nostre sedi locali, con le collaborazioni con i CUG universitari e il nostro sportello mail, così come attraverso la nostra Guida alla Maternità.

Consapevoli che l’unica risposta possibile nasca da uno sforzo collettivo, come ADI supportiamo l’impegno di tutte le organizzazioni che operano su questi temi, e per questo supportiamo la terza giornata dello sciopero femminista indetta per l’8 marzo da Non Una di Meno, ciascuno nelle modalità che ritiene più adatte, scendendo in piazza o praticando forme alternative di sciopero, promosse anche dal Coordinamento Ricercatori Non Strutturati, per rivendicare una società finalmente libera e realmente antisessista.

 

| Sciopero 8 marzo |