25 aprile | Oggi 25 aprile 2021, nel settantaseiesimo Anniversario della Liberazione, l'ADI vuole ricordare il padre fondatore del CNR, Vito Volterra, con un'intervista (a cura di Diego Baldoni) agli autori della graphic novel a lui dedicata.
Vito Volterra, geniale matematico, fu tra i pochi che si rifiutarono di prestare il Giuramento di Fedeltà al Fascismo, firmando “l’Antimanifesto Croce”, ossia la risposta degli intellettuali antifascisti al “Manifesto Gentile” e all’opera fascistizzazione della cultura.
Alla vita di Volterra è dedicata la graphic novel “La funzione del mondo” (Feltrinelli Editore), disponibile anche in versione e-book, dello scrittore Alessandro Bilotta e del disegnatore Dario Grillotti. Abbiamo virtualmente incontrato gli autori per conoscere meglio un libro che nasce dalla volontà del CNR di ricordare il suo fondatore, sia per gli indiscussi meriti scientifici che per le nobili doti umane.
Alessandro Bilotta (Roma, 1977) è uno scrittore, sceneggiatore e fumettista italiano. Tra i suoi lavori figurano graphic novel, serie a fumetti e storie da cui sono nate delle saghe. Ha vinto numerosi premi come il Gran Guinigi, il Micheluzzi e il Premio Repubblica XL. Nel 2019, in occasione dei vent’anni di carriera, è stato insignito del Romics d’Oro.
Dario Grillotti (Viareggio, 1984) si è diplomato presso la Scuola Internazionale di Comics di Firenze nel 2008. Ha all’attivo diverse pubblicazioni di fumetti sia come colorista che come illustratore. È insegnante di fumetto, illustrazione e concept art alla Scuola Internazionale di Comics di Reggio Emilia. Vive e lavora a Bologna.
Carissimi Alessandro e Dario, dal vostro incontro è nata la graphic novel “La funzione del mondo” e la volontà di raccontare la storia del matematico antifascista Vito Volterra. Quel “non vivrò abbastanza per vedere la fine di tutto questo e tornare libero”, lasciato pronunciare al protagonista, descrive drammaticamente il sentimento che albergava in lui negli ultimi anni di vita. Oggi è il 25 aprile, che cosa rappresenta per voi l’Anniversario della Liberazione? In quale rappresentazione del vostro libro ritenete che emerga maggiormente l’impegno civile dell’intellettuale contro il giogo fascista?
Alessandro: Nel 1931 ai docenti delle università italiane venne chiesto di firmare un atto formale di adesione al regime fascista, il Giuramento di Fedeltà al Fascismo. Vito Volterra fu uno dei diciotto a non firmarlo rispetto a ben milleduecento docenti. Prima ancora, da Senatore fu tra i primi a schierarsi contro la riforma della scuola fatta dal filosofo Giovanni Gentile che avrebbe relegato le materie scientifiche a un ruolo di secondo piano, condizionando lo sviluppo culturale del Paese. In queste e in altre manifestazioni di quello che fu comunque un uomo mite ed equilibrato, trovo un certo senso di libertà di pensiero in cui mi identifico molto.
Dario: Devo dire che più passano gli anni e più questa data per me acquista importanza: da bambino sono cresciuto negli anni ‘80 in una situazione politica stabile e lì il 25 aprile era giusto un giorno di scuola in meno, con il tempo ho focalizzato sempre di più l’idea che senza quella Liberazione la mia vita sarebbe stata peggiore. Adesso che ho un figlio dico grazie a mio nonno e a chi ha reso possibile quella Liberazione perché il mondo prima del 25 aprile 1945 non sarebbe stato quello che avrei voluto per lui. Se parliamo di antifascismo, l’impegno di Volterra è evidente nel capitolo 11: un uomo che pensava che la scienza dovesse avere un ruolo primario nella cultura delle persone non poteva affiliarsi a un regime che la relegava in secondo piano, quindi in realtà il suo impegno civile viene ancora prima delle leggi razziali che condannarono gli ebrei.
Dal vostro lavoro emerge, insieme alle grandi virtù umane, l’altissimo profilo scientifico di Vito Volterra. Basti pensare che a tredici anni applicò le idee che stanno alla base dell’analisi infinitesimale. Grazie al suo impegno nacque nel 1923 il Consiglio Nazionale delle Ricerche di cui Volterra fu il primo presidente. Che tipo di supporto e attenzione vi ha fornito l’Ente pubblico di ricerca per la realizzazione del vostro racconto? Il CNR ha rappresentato una preziosa fonte da cui poter attingere materiale?
A: La supervisione editoriale e scientifica del libro è di Roberto Natalini, il direttore dell’Istituto per le Applicazioni del Calcolo del CNR, e Andrea Plazzi, matematico e grande creatore di progetti a fumetti. Insieme a loro abbiamo dato vita a una vera e propria indagine sulle tracce di Volterra, mettendo insieme le poche biografie e le poche informazioni. In sostanza, la sua scelta di prendere le distanze dal regime lo fece dimenticare in fretta.
D: Se il progetto è nato nella persona di Roberto Natalini, Andrea Plazzi ha messo a disposizione tutta la sua esperienza nel settore del fumetto. Insieme portano avanti diversi progetti di divulgazione scientifica a fumetti. Il CNR ha ideato e patrocinato il progetto, quindi ci ha dato tutto il supporto possibile sia per quanto riguardava i nostri bisogni narrativi sia per quanto riguarda quelli burocratici e di rapporti con l’editore.
I vostri profili sono così diversi, ma in questo caso necessariamente complementari, qual è stata l’occasione di incontro? Qual è stata la scintilla da cui è nato il progetto?
A: La scintilla nasce da Andrea Plazzi che ha saputo vedere il progetto prima di noi, nel modo in cui sarebbe stato raccontato e disegnato.
D: Per questa importante biografia Roberto e Andrea hanno ritenuto Alessandro adatto ai testi, data la sua rinomata bravura, e il sottoscritto ai disegni, visto che con il personaggio di Volterra avevo già avuto esperienza sulle pagine del periodico scientifico “Archimede”. Una volta messi in contatto, io e Alessandro ci siamo subito trovati in sintonia sul tipo di narrazione che necessitava un personaggio del genere e il lavoro è andato avanti spedito fino alla pubblicazione.
Questa storia a fumetti descrive la necessità di un sapere che non debba restare rinchiuso nel proprio settore descrivendo la vita di Volterra come un continuo tentativo di superare le “barriere disciplinari”. Eppure, le barriere più insuperabili sembrano essere state quelle della politica. Emblematica la pagina in cui Volterra si deve dipanare fra le continue crisi di governo. Quanto c’è di attuale in questi testi? Quanto il sapere è ancora alla mercé della politica?
A: Forse è un campo in cui sono il meno competente per parlare, tuttavia mi sembra che la storia racconti bene l’interesse che la politica nutra per il sapere, sotto forma invece di un apparente disinteresse. Credo che la politica sia consapevole che la cultura sia il luogo in cui formare le menti dei cittadini e sia anche un grande affare. In particolare, penso che negli ultimi vent’anni questo abbia influenzato profondamente le persone e ciò porti a scontrarci con un modo di ragionare semplificato, con la difficoltà comune di strutturare pensieri più elaborati. Sarei curioso di sapere che opinione avrebbe oggi Volterra di tutto questo.
Le tavole descrivono le violente ingiustizie cui fu sottoposto Volterra per non essersi allineato alla dittatura fascista. La povertà con la quale fu costretto a vivere la fine della sua esistenza non fu mai così pesante come l’indifferenza a cui lo relegò il regime. Eppure, l’ultima tavola ritrae un allegro ritratto di famiglia, non si tratta di un messaggio di speranza forse troppo distante dalla realtà che coinvolse il protagonista prima della morte?
D: Non so se la sua tranquillità nel finale sia eccessiva, ma Volterra è un personaggio enorme che ha portato un contributo eterno alla scienza (a differenza del regime passeggero che lo ha estromesso che viene ricordato solo per i suoi crimini) e che ha preso decisioni in linea con il suo credo, per questo mi piace pensare a lui come un uomo in pace con se stesso che si gode la sua oasi familiare negli ultimi anni della sua lunga e intensa vita.
Diego Baldoni
Segreteria nazionale ADI | Responsabile attività culturali
Pubblicato Dom, 25/04/2021 - 11:41
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