La legislazione italiana prevede la corresponsione di tasse di iscrizione e frequenza ai corsi di dottorato.
L'ADI ritiene che, nello spirito della Carta Europea dei Ricercatori, il riconoscimento del dottorando come "ricercatore in formazione" sia incompatibile con la persistenza di forme di tassazione legate all'iscrizione e alla frequenza ai corsi. Il sistema accademico italiano, pur inquadrando il dottorando come studente, si appropria di una quota di lavoro gratuito prestato dai dottorandi sotto forma di attività didattiche, di ricerca, di progettazione e di tutoraggio.
Il lavoro è incompatibile con forme di tassazione legate alla condizione studentesca.
Da tempo l'ADI chiede un intervento normativo volto all'abolizione delle tasse. A partire dal 2012, facendo leva sulla sua presenza negli organi consultivi del Ministero dell'Istruzione dell'Università e della Ricerca (MIUR), come il CNSU e il CUN, e sul lavoro dei suoi rappresentanti in diversi senati accademici italiani, l'ADI ha fatto promosso una mozione presso il CNSU che ha portato all'abolizione della tassazione sul dottorato di ricerca in diversi atenei italiani, tra cui Lecce, Sassari e Padova.