Piano assunzione ricercatori rtdB e riforma del postdoc: l’Università non può più aspettare

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Tra gli emendamenti alla Legge di bilancio presentati al Senato, il n.28.0.35 (gruppo PD) è l’unico dell’intero documento a prevedere lo stanziamento di risorse per istituire un nuovo piano straordinario per il reclutamento di ricercatori di tipo B da circa 2000 unità. Considerato che ogni anno si registrano circa 1500 pensionamenti, è chiaro che il piano straordinario sarebbe solo un argine per far sopravvivere la già sottodimensionata università italiana. Già oggi, come mostrato nella VIII indagine su dottorato e post-doc dell’ADI, circa il 90% degli assegnisti sarà espulso dal sistema nel medio–lungo periodo.

Oggi, infatti, ai precari che lavorano nelle università è negata la possibilità di avere una progettualità sulla propria vita, così come sulla propria ricerca, con ricadute drammatiche sul sistema nel suo complesso. La figura precaria, come sappiamo, è per definizione ricattabile, con le ovvie conseguenze che questo comporta sull’indipendenza dei progetti di ricerca e sulla loro qualità. Inoltre, il blocco del turnover ha impoverito la qualità della didattica, come testimonia il vertiginoso aumento del rapporto studenti/docenti sperimentato negli ultimi anni.

Sebbene questa iniziativa parlamentare vada nella giusta direzione, infatti, non possiamo che registrare la preoccupante assenza del Governo su questo tema, che non e’ stato inserito nel testo originario della Legge di bilancio. Inoltre, è stato presentato un secondo testo di questo emendamento, con risorse in grado di garantire un piano straordinario di sole 1000 unità. Se la presentazione di un testo bis che riduce le risorse è l’epifenomeno dell’impegno del MIUR e del governo su un tema così delicato è evidente che non si è compresa la gravità della situazione.

Da anni segnaliamo la necessità di intraprendere strade più coraggiose, ormai condivise nel mondo accademico. Non è possibile relegare gli interventi in questa direzione ad una gestione emergenziale basata su misure straordinarie, ma è necessario che si ragioni in termini sistemici, avviando una stagione di ampi piani ordinari per il reclutamento degli RTDb. Solo questi consentirebbero di recuperare le unità di personale perse in questi anni a causa di tagli, blocchi del turnover e finanziamenti concentrati in grandi centri a discapito del benessere generale del sistema universitario e iniziare ad espandere il sistema universitario italiano. Serve un investimento dell’ordine del miliardo e mezzo di euro (corrispondente a circa lo 0,075% del PIL 2018) per dare respiro al comparto e iniziare a rispondere alle necessità più urgenti. Questa cifra è stata più volte riconosciuta come opportuna anche da parte dello stesso Ministro Fioramonti, il quale ha  dichiarato di essere pronto a dimettersi se questo investimento non sarà sostenuto dal Governo. 

Per questo, il finanziamento del piano straordinario per l’assunzione di ricercatori di tipo B nella prossima Legge di bilancio può essere un buon punto di partenza ma, come abbiamo già ribadito più volte, crediamo che non basti. Chiediamo infatti alla politica un reale e significativo impegno ad investire nel mondo dell’università e della ricerca per superare il dramma della precarietà senza alcun orizzonte, restituire dignità a chi lavora nella ricerca e rilanciare il sistema universitario del nostro Paese.

 
Piano RTDb 2020