#Finoaquando? La mobilitazione di dottorandi e giovani ricercatori contro il DdL Stabilità 2015

A pochi giorni dall’inizio della discussione del DdL stabilità 2015 presso la Camera dei Deputati, l’ADI ribadisce le sue dure critiche nei confronti degli interventi previsti dall’attuale versione del provvedimento in materia di Università e, in particolare, di reclutamento per i giovani ricercatori.

Per esprimere con ancora più forza tali critiche, l'ADI ha chiamato alla mobilitazione studenti, dottorandi, dottori e assegnisti di ricerca, giovani ricercatori di diverse regioni italiane, organizzando decine di flash mob e volantinaggi nelle piazze e nelle sedi universitarie. «Da Milano a Roma, da Lecce a Bari, da Sassari a Foggia, da Ancona a Cagliari a Napoli, Padova, Palermo, Pisa, Pavia e in molte altre città italiane l'obiettivo è stato quello di incontrare la comunità accademica e di informare la cittadinanza sugli effetti di una Legge di Stabilità destinata a produrre ulteriore precariato della ricerca», dichiara Antonio Bonatesta, Segretario nazionale ADI. «Sulla base dello slogan “Utili, pazienti, bastonati #finoaquando?”, abbiamo chiesto ai colleghi di interrogarsi sulla allarmante realtà del reclutamento accademico e dei giovani ricercatori, ridotti al rango di vero e proprio esercito di riserva della ricerca, serbatoio di lavoratori della conoscenza sempre disponibili e intercambiabili e, di fatto, sempre più privi di qualsiasi prospettiva di stabilizzazione».

«Lo scenario che si prospetta – continua Bonatesta - è quello di un sistema accademico fondato sul lavoro precario, privo di aspettative, colpito tanto nei progetti di vita quanto nella libertà stessa della ricerca».

L'ADI chiede dunque alle forze parlamentari di intervenire con gli opportuni emendamenti per modificare in maniera sostanziale il DdL Stabilità.
Di seguito i punti critici del provvedimento, già segnalati all'indomani dell'invio testo al Capo dello Stato.

Con il DdL Stabilità 2015, il Governo Renzi intende promuovere meccanismi di finanziamento profondamente discriminatori, con gravi conseguenze di disarticolazione del sistema nazionale dell’Università e della Ricerca. Allo stesso modo, quello che viene presentato come un provvedimento per la ripresa del reclutamento dei giovani ricercatori è in realtà creazione di nuovo precariato, pagato con nuove rinunce sul versante delle garanzie di stabilizzazione.

Il recupero del 100% dei punti organico dei ricercatori a tempo determinato di tipo "a" cessati nell'anno precedente, infatti, è una soluzione fittizia al problema dei bassi livelli di reclutamento e costituisce un palliativo pericoloso:

  • soluzione fittizia, perché i primi contingenti di RTDa quantitativamente significativi termineranno il loro percorso solo nel 2016-17 (tra il 2011 e il 2014 la progressione annuale degli ingressi è stata 133, 975, 812, 520), e l'effetto sarà differito;
  • palliativo pericoloso, perché avrà un impatto disomogeneo sulle diverse realtà accademiche regionali; il governo finge di ignorare che nel 2013 le 3 regioni che hanno reclutato più RTDa detenevano da sole il 50% dei posti a bando, a fronte di moltissime altre che non hanno potuto farlo.

L'estensione all'RTDa del vincolo di collegamento tra l'assunzione dei professori ordinari e il reclutamento degli RTDb, è un incentivo alle Università a orientarsi verso la figura dell'RTDa, meno garantita perché sprovvista della tenure-track. Questa misura intaccherà ulteriormente le possibilità di accesso al ruolo per i giovani ricercatori a tempo determinato, aumentando ancora il livello precariato nelle fasce più deboli della ricerca accademica.

È evidente l'obiettivo di queste politiche: smantellare il sistema accademico nazionale mantenendo solo pochi nuclei autoproclamatasi di eccellenza; mettere sotto scacco la libertà della ricerca e sacrificare un’intera generazione di giovani studiosi per un processo di fittizia razionalizzazione del sistema.

L'ADI ritiene invece che per un efficace intervento in materia di reclutamento universitario sia necessario:

  • superare la figura dell'assegnista di ricerca
  • semplificare la giungla delle figure pre-ruolo, abolendo la distinzione tra RTDa e RTDb
  • riportare il finanziamento dalla quota premiale alla quota ordinaria
  • finanziare un piano straordinario per il reclutamento dei giovani ricercatori