Decreto Milleproroghe 2016: approvato emendamento per consentire ad assegnisti ex Legge Gelmini di accedere a contratti RTDb

Nella giornata di ieri, mercoledì 10 febbraio, la Camera dei Deputati ha approvato un emendamento al DdL “Conversione in legge del decreto-legge 30 dicembre 2015, n. 210, recante proroga di termini previsti da disposizioni legislative” (il c.d. Milleproroghe) in base al quale “[…] Ai fini dell’ammissione alle procedure di selezione dei titolari dei contratti della medesima tipologia [i contratti di ricercatori a tempo determinato, della tipologia di cui all’articolo 24, comma 3, lettera b), della legge 30 dicembre 2010, n. 240 NdA], gli assegni di ricerca, di cui all’articolo 22 della citata legge n. 240 del 2010, sono equipollenti a quelli erogati ai sensi della previgente disciplina di cui all’articolo 51, comma 6, della legge 27 dicembre 1997, n. 449” (art. 1, co. 10-octies, p. 23).

L’ADI accoglie con soddisfazione questo passaggio parlamentare, auspica che l’emendamento venga confermato al Senato e che ad esso segua un più ampio e organico intervento normativo di riforma del pre-ruolo universitario. L’emendamento approvato dalla Camera, nel frattempo, rappresenta un primo importante passo per la semplificazione di quella via crucis in cui la L. 240/2010 (la c.d. Legge Gelmini) ha trasformato il percorso di migliaia di giovani ricercatori verso la possibilità di passare di ruolo. La Legge Gelmini infatti stabilisce che per accedere ai contratti da ricercatore a tempo determinato di tipo b – che, una volta ottenuta l’abilitazione scientifica nazionale, consentono la chiamata diretta da parte dell’ateneo – sia necessario aver ricoperto la posizione da ricercatore a tempo determinato di tipo a (3+2 anni) o in alternativa avere 3 anni di assegno di ricerca ex normativa precedente la Legge Gelmini.

Se il suddetto emendamento fosse accolto nella versione finale della legge, consentirebbe dunque di abbreviare notevolmente il percorso accademico di migliaia di colleghi, rimasti loro malgrado incagliati per anni nelle secche del l'assegno di ricerca con un effetto positivo sul loro iter professionale e sulle loro prospettive biografiche, nonché sulla qualità della ricerca prodotta dagli atenei in cui lavorano. Al contempo svuoterebbe di significato il primo gradino della “tenure track all’italiana” introdotta dalla Legge Gelimini: la figura dell’RTDa, il cui effetto principale è quello di prolungare dai 3 ai 5 anni il periodo di precariato vissuto da tanti giovani ricercatori, perderebbe la sua funzione di prerequisito per l’accesso alla posizione tenured, predisponendosi a un suo accorpamento con la figura dell’RTDb.

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Commenti

Spero che questo emendamento vada in porto, ma temo che aprirebbe una strada "troppo facile" per l'accesso alle posizioni di RTD-B.

Infatti sarebbe teoricamente possibile che un neolaureato vinca un assegno di ricerca triennale, tipicamente pagato da una azienda (qui da noi abbiamo tantissimi assgeni pagati dalle aziende, e spesso vanno ai neolaureati, anche perchè non è che si trovino candidati a frotte). Durante questi tre anni, viene ovviamente ammesso "in sovrannumero" al Dottorato di Ricerca (io lo faccio fare a tutti i miei assegnisti). E quindi solo dopo poco più di tre anni dal conseguimento della laurea, potrebbe già partecipare ad un concorso da RTD-B.

Sarebbe troppo bello per essere vero... Mi sa proprio che questo emendamento non lo faranno passare, purtroppo...