L'ADI scrive al ministro Orlando: includere dottorande/i e assegniste/i tra i beneficiari del bonus 200 Euro

Pubblichiamo la lettera inviata in data 17 maggio 2022 al Ministro del Lavoro e delle Politiche Sociali, Andrea Orlando, per chiedere l'inclusione di dottorandi/e e assegnisti/e di ricerca nella platea beneficiaria del bonus di 200 € del Decreto Aiuti.


Gentile Ministro,

l’incertezza del quadro internazionale, unitamente agli effetti ancora presenti della pandemia da COVID-19, sta generando un quadro economico da guardare con preoccupazione: l’inflazione, mai così alta nella storia dell’unione monetaria – come ricordato dal commissario europeo Paolo Gentiloni – erode mese dopo mese il potere d’acquisto dei cittadini e delle cittadine italiani, in particolare dei meno abbienti. Contemporaneamente, i blocchi e i rallentamenti lungo molte catene del valore stanno causando una forte decelerazione e una continua stima al ribasso della crescita del nostro Paese e di tutta l’Unione Europea: il protrarsi di questa congiuntura potrebbe portare l’Italia ad un periodo di bassa crescita ed inflazione elevata che potrebbe avere pesanti ripercussioni.

Nell’ottica di contrastare questo quadro preoccupante, durante il Consiglio dei Ministri (CdM) del 2 maggio u.s. è stato licenziato il c.d. Decreto Aiuti che, tra le altre cose, prevede di corrispondere un’indennità una tantum pari a 200 € ai lavoratori e alle lavoratrici con contratto subordinato con uno stipendio lordo annuo inferiore ai 35.000 €. Successivamente, nel CdM del 5 maggio u.s. tale indennità è stata estesa ad altre categorie, come ad esempio il lavoro autonomo.

Scriviamo questa lettera per portare all’attenzione di questo Ministero la situazione dei precari e delle precarie della ricerca, delle dottorande e dei dottorandi, delle assegniste e degli assegnisti di ricerca. Queste categorie infatti, già colpite duramente dalla pandemia, rischiano di non vedersi riconosciuto il diritto a tale indennità a causa del tipo di retribuzione di cui godono. Infatti, dal punto di vista fiscale, dottorandi/e e assegnisti/e percepiscono una borsa esente IRPEF e sono inquadrati dall’INPS come lavoratori parasubordinati, avendo aperta una posizione contributiva presso la gestione separata INPS.

La particolare fattispecie di contratto generò ambiguità già nel corso del 2020 a seguito dell’ introduzione dell’indennità COVID ex decreto-legge 17 marzo 2020, n. 18 (decreto Cura Italia), il decreto-legge 19 maggio 2020, n. 34 (decreto Rilancio) e decreto interministeriale 13 luglio 2020, n. 12 che cercava di dare sostegno ai lavoratori, anche autonomi, le cui attività economiche avevano risentito dell'emergenza conseguente alla scoppio della pandemia. La ratio di quel provvedimento era quella di sostenere i lavoratori e le lavoratrici dando continuità al loro reddito mentre dottorandi/e e assegnisti/e, nella quasi totalità dei casi, non avevano sperimentato tali problemi e non avrebbero dovuto quindi avere diritto all’indennità. Per tale ragione ci concentrammo invece sulla richiesta di proroghe retribuite giudicandole come lo strumento più adatto per cercare di dare tempo ai colleghi e alle colleghe di concludere dignitosamente le ricerche bruscamente interrotte dalle misure introdotte per il contenimento del virus.

Tuttavia la ratio dell’attuale provvedimento è totalmente diversa, poiché esso include anche i lavoratori subordinati, ed è quella di cercare di restituire, seppur parzialmente, il potere d’acquisto perso in questi mesi a causa dell’alta inflazione e dell’aumento dei prezzi in particolari settori. Con questa lettura dottorandi/e e assegnisti/e avrebbero pieno diritto a percepire tale indennità in quanto le loro retribuzioni lorde (lordo percipiente), nell’ipotesi in cui esse non fossero esenti IRPEF, si porrebbero ben al di sotto della soglia dei 35.000 euro essendo circa uguali a 18.500 euro per i dottorandi e 21.000 per gli assegnisti, considerati i limiti minimi fissati rispettivamente dal DM 247/2022 e dal DM 102/2011.

Cogliamo l’occasione per ricordare che la X Indagine ADI sulle condizioni di lavoro nel dottorato di ricerca in Italia, presentata lo scorso 12 maggio presso la Sala “Caduti di Nassirya” del Senato della Repubblica, ha rilevato come le borse di dottorato italiane, già prima degli effetti dell’inflazione, non consentivano in molte città italiane – come Roma e Milano – una sostenibilità economica, avendo importi inferiori al costo della vita; un dottorando su tre ha inoltre dichiarato di non essere in grado di risparmiare nulla o di dover chiedere un aiuto economico a familiari e/o partner.

È per queste ragioni che chiediamo l’inclusione di dottorandi/e e assegnisti/e di ricerca all’interno della platea beneficiaria dell’indennità di 200 €, prevedendo fin da subito il necessario stanziamento, di concerto con il MEF, nei decreti attuativi che seguiranno la pubblicazione del decreto.

 

ADI - Associazione Dottorandi e Dottori di Ricerca in Italia