Coronavirus, ADI consegna firme petizione al Min. Manfredi e ai presidenti di CRUI e CUN

manfredi-coronavirus

Lo scorso 18 marzo, l’ADI ha segnalato con una lettera aperta al Ministro dell’Università e della Ricerca Gaetano Manfredi e al Presidente CRUI Ferruccio Resta e al Presidente CUN Antonio Vicino non solo le numerose problematiche che molti colleghi ci stanno riportando incessantemente da settimane, ma anche quelle che riteniamo congrue misure per affrontarle. Recentemente, inoltre, abbiamo anche promosso una petizione che in soli 13 giorni ha raccolto più di 8.500 firme, una quota consistente delle persone interessate dalle difficoltà segnalate.

 

Le firme raccolte, che oggi consegniamo con questa nuova lettera al Min. Manfredi, al Presidente Resta e al Presidente Vicino, testimoniano il grande bisogno di risposte da parte della comunità dottorale e post-dottorale. I dottorandi e i precari della ricerca in Italia non possono più aspettare.

 

 

Alla C.A. 

Ministro dell’Università e della Ricerca 

Prof. Gaetano Manfredi

 

Presidente CRUI

Prof. Ferruccio Resta

 

Presidente CUN

Prof. Antonio Vicino



 

Signor Ministro, Chiarissimi professori,

 

è ormai passato un mese dall’introduzione delle misure restrittive che hanno bloccato la maggior parte delle attività produttive del Paese e la libera circolazione delle persone. Il sistema universitario è stato il primo, insieme a quello scolastico, a intraprendere iniziative per limitare la diffusione del contagio e garantire i servizi essenziali ai propri lavoratori. I grandi sforzi che gli atenei hanno messo in campo, per garantire una omogenea offerta didattica online e lo svolgimento degli esami, non sembrano essersi riverberati allo stesso modo per garantire le attività di dottorandi e precari che ogni giorno mandano avanti una parte essenziale del sistema universitario: la ricerca. 

 

In questa situazione drammatica i problemi di queste figure non fanno che moltiplicarsi: molti di loro sono impossibilitati o fortemente rallentati nel portare avanti il proprio lavoro, cosa che rischia di segnare in maniera irreparabile la loro carriera. Molti sono in attesa di capire se potranno svolgere un importante momento del loro percorso quale il periodo all’estero (oppure rientrare), alcuni non sanno come accedere a materiale bibliografico o di laboratorio necessario per implementare le revisioni post-consegna perché spesso mancano indicazioni chiare. Infine, l’autonomia universitaria rischia, in questa fase delicata, di generare forti disparità territoriali in virtù dei diversi approcci che ogni ateneo può assumere per gestire le diverse situazioni. In altre parole, giorno dopo giorno dall’inizio dell’epidemia, i precari della ricerca sono sempre più abbandonati a loro stessi. 

 

Il 18 marzo, l’ADI ha segnalato ai destinatari di questa lettera non solo le numerose problematiche che molti colleghi ci stanno riportando incessantemente da settimane, ma anche quelle che riteniamo congrue misure per affrontarle. Recentemente ha, inoltre, promosso una petizione che in appena 13 giorni ha raccolto più di 8.500 firme, una quota consistente delle persone interessate dalle difficoltà segnalate. Le firme raccolte, che oggi vi consegniamo, testimoniano il grande bisogno di risposte da parte della comunità dottorale e post-dottorale su questo tema.

 

In queste settimane difficili, un forte segnale per il segmento meno tutelato dell’accademia arriva direttamente dal Regno Unito, dove il Governo, attraverso la ministra per la scienza Amanda Solloway, ha annunciato una proroga retribuita di sei mesi per i dottorandi al terzo anno. I fondi stanziati permetteranno a tutti i dottorandi, che da diversi anni svolgono attività di ricerca, di terminare il loro percorso., nonostante i disagi arrecati dall’emergenza sanitaria. Una iniziativa di cui condividiamo lo spirito e che auspichiamo possa essere presto implementata anche in Italia.

 

I dottorandi e i precari della ricerca in Italia non possono più aspettare. Servono tutele e risorse per garantire il proseguimento del lavoro di ricerca di tutti. 

 

Vi chiediamo dunque di non essere sordi alla voce di chi, precario, chiede di non non essere penalizzato a causa della pandemia, che il suo lavoro scientifico venga tutelato e dignitosamente retribuito. Uno dei principi di fondo dell’università è che quella accademica è innanzitutto una comunità, e non c’è comunità sana che non faccia tutto il possibile per tutelare i propri membri più deboli.

 

 

ADI - Associazione dottorandi e dottori di ricerca in Italia