Coronavirus, la lettera ADI alle istituzioni

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Lettera Dottorandi Coronavirus | Le misure adottate dal Governo per rispondere all'emergenza sanitaria legata alla diffusione del Covid-19 in Italia non hanno previsto reali tutele per le figure precarie dell'Università, e, ad oggi, dottorandi ed assegnisti vivono grandi difficoltà e forte incertezza. Per questo motivo abbiamo inviato al Ministro dell'Università e della Ricerca Gaetano Manfredi, alla CRUI e al CUN una lettera in cui avanziamo le nostre richieste per rispondere alle problematiche di tutte le figure precarie della ricerca.

 

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Alla Cortese Attenzione

 

Prof. Gaetano Manfredi

Ministro dell’Università e della Ricerca

 

Prof. Ferruccio Resta

Presidente della Conferenza dei Rettori delle Università Italiane

 

Prof. Antonio Vicino 

Presidente del Consiglio Universitario Nazionale

 

LORO SEDI


 

Signor Ministro, Chiarissimi Professori, 

 

In seguito all’adozione del DPCM dell'11 marzo 2020 e delle successive disposizioni governative, l’Italia sta riscrivendo in via eccezionale le regole della convivenza civile e dei rapporti lavorativi sul proprio territorio. Anche i dottorandi e i precari della ricerca sono travolti – come molte categorie di lavoratori poco protetti – da assenza di tutele e grande incertezza. 

 

Sebbene la chiusura delle attività didattiche svolte fisicamente nelle aule delle università sia stata disposta immediatamente, resta ancora confusione per quanto riguarda le attività dei dottorandi e dei ricercatori negli atenei italiani che, ad oggi, stanno andando in ordine sparso sulla tutela della salute dei propri dipendenti e collaboratori. Le sedi territoriali dell’ADI stanno incessantemente rispondendo alle esigenze che sorgono in tutta la penisola e stanno indirizzando richieste specifiche ai vertici dei propri atenei domandando informazioni e chiarezza sulle modalità di lavoro, sulle norme di comportamento per le attività quotidiane, oltre che per la tutela per dottorandi/ricercatori attualmente all’estero.

 

Per i dottorandi del XXXII e XXXIII ciclo sorge in particolare il problema dell’imminente scadenza della consegna della tesi. La sospensione delle attività ordinarie dei corsi di dottorato, rischia di far slittare ad una data al momento impossibile da determinare le sedute di discussione della tesi di dottorato e il relativo conseguimento del titolo. Il che, oltre a determinare incertezza per la conclusione del percorso dottorale, può rappresentare un rilevante problema per i dottorandi in procinto di partecipare a bandi, application e altre procedure selettive che presuppongono il dottorato come requisito di partecipazione. Benché molti atenei si stiano attrezzando sul punto, sarebbe necessario che il Ministero – pur nel rispetto dell’autonomia universitaria – coordinasse le decisioni dei singoli atenei, consentendo di svolgere la seduta con modalità telematiche per garantire uniformità di condizioni su tutto il territorio nazionale. Anche per i dottorandi dei cicli non in scadenza si pongono numerose questioni, riguardanti la possibilità e le regole con cui accedere agli spazi universitari necessari per proseguire il progetto di ricerca (che, ricordiamo, ha una scadenza ben precisa) quali laboratori, biblioteche, archivi statali e non statali.

 

Provando a raggruppare le diverse problematiche che provengono in questi giorni dagli atenei italiani, riscontriamo:

- Disagi per dottorande e dottorandi prossimi alla discussione (XXXII ciclo) in tutte quelle circostanze in cui non siano state, dagli atenei, disposte misure per la discussione con strumenti telematici.

- Disagi per dottorande e dottorandi prossimi alla consegna della tesi (XXXIII ciclo e taluni del XXXII ciclo) per la difficoltà di ultimare le attività di ricerca con i dipartimenti chiusi (e quindi sia i laboratori, sia le biblioteche o le strutture con postazioni di accesso con connessione di ateneo a riviste, banche dati et similia).

- Disagi per dottorande e dottorandi di qualsiasi ciclo che debbano intraprendere un periodo di ricerca all’estero (talvolta obbligatorio) che con difficoltà potrebbero recuperare durante l’anno.

 

- Disagi sempre connessi a periodi (obbligatori) di ricerca all’estero per le colleghe e i colleghi del dottorato innovativo con caratterizzazione industriale, che, a stretta interpretazione della normativa, potrebbero financo vedersi revocare la borsa per la mancata partenza.

 

- Disagi per gli assegnisti ed i borsisti che vedono la loro attività di ricerca bloccata a causa della chiusura dei laboratori o comunque di strutture, beni o servizi dipartimentali dei quali non  possono ad oggi fruire.

 

Alla luce di tutte le problematiche emerse finora, chiediamo che venga prevista la possibilità di una proroga retribuita aggiuntiva finanziata con appositi fondi statali, di modo da non gravare sui bilanci degli Atenei, e un'estensione delle scadenze, in modo tale da garantire a tutti i dottorandi borsisti e non e a tutti gli assegnisti alle prese con scadenze prossime tanto il diritto di portare proficuamente a termine il proprio lavoro di ricerca quanto il diritto alla retribuzione corrispondente. Questa situazione ricade anche sui percettori del sussidio di disoccupazione DIS-COLL, ad oggi largamente usato per percepire un reddito (o surrogato) nel periodo privo di borsa che intercorre tra consegna e discussione finale. Per queste ragioni chiediamo una proroga del periodo relativo alla percezione della DIS-COLL, con particolare riferimento ai dottorandi che ne sono attualmente beneficiari ma i cui tempi di discussione della tesi sono diventati incerti. Ci preme sottolineare, infatti, che i nostri colleghi non stanno vivendo questo periodo come una sospensione delle attività. In molti casi, ad esempio, i dottorandi ed i collaboratori universitari stanno continuando comunque a svolgere le normali attività previste e spesso, a causa proprio delle differenti esigenze degli studenti alle prese con le nuove modalità, anche con ritmi irregolari. Chiediamo, inoltre, l’incremento fino all’80% del congedo parentale straordinario per tutti i nostri colleghi dottorandi ed assegnisti che ne fanno domanda, e che le università e gli enti di ricerca garantiscano la modalità telematica per lo svolgimento di nuove procedure concorsuali.

Per tutte queste ragioni, e per tutte le altre che dovessero palesarsi negli sviluppi di questa situazione eccezionale, è fondamentale che il MUR apra un confronto volto all’adozione di provvedimenti che, da un lato, garantiscano la qualità dei percorsi di studio e di ricerca anche nelle attuali contingenze e, dall’altro, tutelino le componenti più deboli del mondo accademico. Mai come in queste fasi storiche, infatti, il Paese ha bisogno di tutelare i diritti di tutti i lavoratori, del sostegno deciso delle sue istituzioni e di dare il giusto riconoscimento al mondo della ricerca.

 

ADI - Associazione Dottorandi e dottori di ricerca in Italia

 

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